Vittorio Colombo - Nati con la camicia
Nati con la camicia siamo noi.
Sì, parla proprio di noi - degli ex ragazzi della generazione nata in Italia negli anni del dopoguerra - l'intenso romanzo di Roberto Corradini.
Già il titolo del libro - "NATI CON LA CAMICIA” (Europa Edizioni, 2020) - è il felice manifesto di coloro che non hanno patito le sofferenze materiali e morali (non solo legate alle guerre) dei padri e dei nonni e che hanno attraversato invece decenni sereni; anni irripetibili per entusiasmi e progetti di vita; purtroppo anni impensabili, in quest'oggi di crisi sociale e di tristezza pandemica, per la generazione dei figli.
I protagonisti principali del romanzo di Roberto Corradini sono Emiliano e Francesco, nati nella stessa casa e addirittura nello stesso giorno del 1950. Fino ai 20 anni di età, essi condividono tutto: giochi, studi, eventi; poi si perdono di vista - come di norma avviene - a causa di scelte differenti, legate al lavoro e ai nuovi affetti. Vivono in città lontane, addirittura in continenti diversi. Ma, dopo trent'anni di lontananza, si ritrovano in modo imprevisto e - attraverso il franco racconto delle loro vicende esistenziali - hanno modo di chiudere un cerchio di sentimenti, di valori e di amicizia. Emergono successi, sorprese accattivanti e fatti curiosi; ma anche momenti in cui le ferite della vita sono laceranti e le disillusioni penose. Proprio come è accaduto (ed accade) a tanti di noi.
Emiliano e Francesco, nati in famiglie modeste ma serene, appaiono, nel racconto arioso e coinvolgente di Corradini, assai diversi nel carattere e nelle scelte di vita. L'uno è dapprima un atleta vincente e un insegnante di educazione fisica, poi diventa un fotografo famoso e impegnato nel sociale. L'altro si afferma invece come stimato commercialista, ma continua ad essere l’elemento di punta di un gruppo musicale. Ma entrambi finiscono per rappresentare, nella loro complessità, le molteplici anime della generazione che ha vissuto gli anni del boom economico dei mitici Sessanta, anni nei quali le speranze e le illusioni - coltivate poi nel Sessantotto e negli anni successivi - erano certezza dell'avvento di un mondo migliore. Purtroppo si è trattato di speranze ed illusioni durate poco, andate a picco perché i tempi non erano più quelli, perché Emiliano e Francesco non erano più quelli, perché noi non eravamo più quelli.
Succede che, mano a mano che procediamo con la lettura di “Nati con la camicia”, scopriamo che i veri protagonisti siamo noi, appartenenti alla generazione nata alla fine degli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta e cresciuta poi nel più lungo periodo di pace e di progresso della storia d’Italia e d’Europa. E al termine del libro, anche noi - come Emiliano e Francesco - non possiamo fare a meno d’ammettere d’essere venuti al mondo con la camicia della buona sorte cucita per bene addosso.
Sì, i nati con la camicia di Corradini siamo noi, e l’autore - classe 1949 - è uno dei nostri: infatti, nelle pagine del suo romanzo riviviamo facilmente come “nostri” i tanti episodi e momenti di vita dei protagonisti; avvertiamo di nuovo quel calore, tra nostalgia ed affetto, che ci regala la memoria: Ollio e Stanlio, Rin Tin Tin, l’oratorio, John Wayne, Marilyn Monroe, Che Guevara, la vespa, il juke box, le varie Olimpiadi, i Beatles, i Rolling Stones, Martin Luther King, l’agente 007, i film di Sergio Leone, Miles Davis, Mohammed Ali... Così, alla rinfusa, come travolti da un'ondata sentimentale.
Si tratta forse di un libro del tipo “Come eravamo” ?.. No, il racconto evocativo di Corradini è un qualcosa di più: fa riemergere storie legate alle nostre emozioni, quelle che, non alimentate, erano magari finite nei cantucci della memoria. Come, dove e con chi abbiamo ascoltato la radiocronaca notturna dell’incontro di pugilato tra Benvenuti e Griffith? Dove e con chi, quella notte, abbiamo assistito in televisione allo sbarco del primo uomo sulla luna? E così via.
Insomma, pagina dopo pagina, ritroviamo facilmente quel giorno, quell'ora e quei “nostri” momenti; e nel contempo ritroviamo la storia con la "S” maiuscola, quella che fa da sfondo puntuale a tutto il libro.
Non c’è nostalgia, nel libro di Corradini, non solo nostalgia perlomeno. Nelle sue pagine settant’anni di storia vissuta scorrono a volte densi, ma si farebbe un torto alla realtà se si ritenesse assolutamente preminente l'aspetto rievocativo, quasi didascalico e vagamente enciclopedico dell’opera. "Nati con la camicia” ha infatti il respiro, sempre misurato, del romanzo scritto con proprietà, vivacità e garbo. I due protagonisti sono convincenti compagni di viaggio che rivendicano quella che, tra gioie e dolori, è in fondo la storia di tanti loro coetanei italiani, quelli che hanno avuto la medesima buona sorte di nascere con la camicia.
Vittorio Colombo, giornalista e scrittore 19 gennaio 2022