Raffaele Bonaccorso - Nati con la camicia
Ho trovato davvero avvincente “NATI CON LA CAMICIA” (Europa Edizioni), il terzo romanzo di Roberto Corradini, tanto è vero che l’ho letto d’un fiato, nonostante le 400 pagine di cui è composto. Lo scrittore trentino riesce a condurre per mano il lettore con una sorta di "almanacco" e gli fa percorrere, senza mai annoiare, i tanti avvenimenti politici, sociali e culturali (ma anche sportivi, musicali, cinematografici) che si sono succeduti nel lungo periodo che va dal 1950 al 2015. Lo fa raccontando il tutto attraverso le vicende esistenziali dei protagonisti, Emiliano e Francesco. Essi, venuti al mondo nella stessa casa e addirittura nello stesso giorno, trascorrono insieme infanzia, adolescenza e gioventù per poi affrontare le vicissitudini della vita adulta lontani l’uno dall’altro, addirittura in continenti diversi. Però, dopo più di trent’anni di lontananza, si ritrovano in modo imprevisto e riescono a riaccendere subito la loro amicizia raccontandosi l’un l’altro una vita che - sorprendentemente e fin dalle prime pagine - risulta essere non solo la loro, ma anche la nostra, cioè quella di gran parte di noi italiani che siamo nati e cresciuti nel secondo dopoguerra.
Il titolo “Nati con la camicia” è sortito appunto dalla convinzione dell'autore che noi suoi coetanei - al pari dei protagonisti principali del suo romanzo - facciamo parte di una generazione sostanzialmente fortunata, cioè “della prima generazione italiana che ha avuto modo di giocare e studiare a lungo e, nel contempo, dell’ultima generazione che ha potuto trovare lavoro e formare famiglia presto. Per giunta, nella parte migliore del mondo e nel periodo più tranquillo della storia d’Europa”.
Personalmente condivido la sua convinzione, perché quelli dal 1950 al 2015 sono stati davvero anni di pace, speranza e prosperità diffusa. In Italia, in Europa e in gran parte del mondo.
Corradini è riuscito ad incastrare in modo preciso le storie dei suoi personaggi con la grande storia, costituita dai tanti accadimenti (anche internazionali) che chi è nato in quel periodo non può fare a meno di ricordare. Del resto l’autore, che è stato insegnante e che è laureato in sociologia, ha sempre seguito attentamente gli avvenimenti del mondo intero ed è sempre stato particolarmente attirato da cinema, musica, sport, viaggi, libri e fotografia. Sta di fatto che anch’io, durante la lettura, ho potuto riconoscermi in tante situazioni narrate con cura, direi quasi certosina, nel libro; e ho provato spesso emozione, rivivendo ricordi che avevo accantonato.
Ritengo insomma che “Nati con la camicia” sia un ottimo lavoro, un’opera narrativa di ampio respiro che sta raccogliendo riscontri positivi anche a livello nazionale e che merita l’attenzione di un pubblico ancora più vasto.
Raffaele Bonaccorso, ex giornalista dei quotidiani "Alto Adige" e “Trentino". 23 novembre 2021