Edoardo Croni - Nati con la camicia
Premesso che ogni opera di narrativa viene interpretata dal lettore con il proprio sentire e il suo particolare passato, leggendo "Nati con la camicia" di Roberto Corradini (Europa Edizioni) posso dire di aver rievocato con facilità, pagina dopo pagina, moltissimi ricordi personali e tante emozioni da me vissute nel periodo preso in considerazione dal libro (1950-2015). Ed alla fine della lettura ho rafforzato la convinzione di fare parte anch'io - come i due protagonisti principali del romanzo - della generazione "fortunata" che è nata e vissuta nel più lungo periodo di pace e prosperità della storia d'Italia e d'Europa. Emiliano e Francesco appartengono infatti - come me - a quelle famiglie di lavoratori italiani che hanno saputo contribuire concretamente alla ripresa sociale ed economica del dopoguerra, che hanno meritato e goduto le medesime opportunità di progresso in vari campi (igienico, normativo, culturale, ecc.) e che hanno potuto svolgere spesso un ruolo attivo durante i tanti eventi politici, sociali, sportivi, musicali e di costume caratterizzanti la storia italiana, europea e mondiale nella seconda parte del XX secolo.
Nella prima parte di "Nati con la camicia" mi sono imbattuto in personaggi e contesti che ho conosciuto anch'io - tali e quali - nel corso della mia infanzia, adolescenza e gioventù; li ho conosciuti - come Emiliano e Francesco - in famiglia, a scuola, in oratorio, in ambito lavorativo o in altri spazi comuni (impianti sportivi, balere, luoghi di villeggiatura, ecc.). Ed anche se non ho praticato la stessa attività sportiva di Emiliano ed anche se non ho avuto modo di suonare in un complesso musicale come Francesco, durante la lettura del romanzo ho avvertito di nuovo, dopo tanti anni, i loro stessi fremiti nell'ascoltare i primi 45 giri dei Beatles o dei Rolling Stones, opporre nell'assistere ai trionfi sportivi di Pietro Mennea o di Sara Simeoni, oppure nell'identificarmi nel James Bond di Sean Connery o nei personaggi western di Sergio Leone. Questo anche all'abilità dello scrittore nel descrivere in modo vivo le varie scene e nel suscitare debitamente emozioni e sentimenti.
Nella seconda parte del romanzo ho notato di colpo il mutamento del quadro generale impresso dall'autore: i due amici si ritrovano dopo tantissimi anni in un modo improvviso e imprevisto, direi anche un po' ruvido. La narrazione rimane fluida e accattivante, ma assume un ritmo diverso: ai due amici bastano pochi minuti per riannodare il loro rapporto spezzato e pochi giorni per raccontarsi i quarant'anni di lontananza.
"Nati con la camicia" è in fondo il trionfo di una grande amicizia. La vita di Emiliano risulta straordinaria (un ex campione di atletica leggera, smessa l'attività di insegnante di educazione fisica, diventa reporter sportivo e poi fotografo all'opera in America e in Africa); ma quella di Francesco non è da meno (diventato affermato commercialista, continua ad essere l'elemento di punta di un gruppo musicale di successo). Alla fine della lettura, conoscendo l'autore di "Nati con la camicia", m'è venuto il sospetto che i due personaggi principali - l'uno professionista concreto e amante della musica (Francesco); l'altro ex atleta, idealista, viaggiatore e fotografo (Emiliano) - abbiano ad essere le due anime che albergano nella sua testa e nel suo cuore.
Edoardo Croni - 10 febbraio 2021