Francesco Filippi su "Gente Libera"
15 gennaio 2018
Caro Roberto Corradini, finalmente ho trovato il tempo di leggere il tuo secondo romanzo “Gente Libera”. E l’ho letto d’un fiato, tutt’altro che un brutto segno.
Da un punto di vista storico non trovo nulla da eccepire. Anche se il secolo da te preso in considerazione (1850-1950) è oggettivamente “complicato” da raccontare in un romanzo, ancora una volta - come hai fatto in “Il sangue e l’inchiostro” - hai trovato un modo efficace per farlo, cioè utilizzando la forma epistolare.
Infatti, la tua scelta di raccontare e rammentare i numerosi fatti della vita sociale attraverso la narrazione filtrata dagli occhi degli estensori delle lettere (cioè attraverso il punto di vista dei tuoi personaggi) risulta convincente. Ad esempio, le due guerre mondiali vengono trattate con il segno dell’assenza; e questo, devo dire, è una scelta scrittoria intelligente: l’unico modo, forse, per non scadere nella retorica guerresca.
Ritengo poi che la formula epistolare continui ad esserti congeniale: hai buon gioco nel far muovere i tuoi personaggi negli istanti cristallizzati dalle lettere, con continue “istantanee” di vita che rimangono efficacemente attaccate alla mente del lettore.
Allo scopo di darti spunti di riflessione e non solo elogi, rilevo come in alcuni punti il registro del linguaggio da te utilizzato risulti un po’ troppo “elevato” in considerazione della semplicità dei personaggi coinvolti e che le lettere appaiano piuttosto “lunghe” rispetto a quelle che sarebbero state nella realtà e nel contesto del periodo considerato. Ma credo che la lettura in verità non ne soffra e che così il lettore d’oggi s’immedesimi meglio nelle storie piccole e grandi da te raccontate.
Giudico il complesso di scrittura di “Gente Libera” ancor più maturo rispetto a “Il sangue e l’inchiostro”: mi sembra più introspettivo nella costruzione dei caratteri e più articolato nella definizione del contesto. Un’ottima seconda parte, direi!
Però, c’è un però: dopo un’attenta lettura di entrambi i tuoi libri, ho la sensazione che le storie da te narrate non siano affatto concluse del tutto, abbiano cioè un epilogo sospeso. Sbaglio o hai intenzione di traghettare ai giorni nostri i personaggi superstiti? Insomma, hai già in mente il terzo volume? Francamente lo spero.
Francesco Filippi, 15 gennaio 2018