Ida Rizzardi su "Il sangue e l'inchiostro"
Recensione di Ida Rizzardi in occasione presentazione romanzo di Roberto Corradini “IL SANGUE E L’INCHIOSTRO” a Ville d’Anaunia (Trento) il 29 novembre 2016.
Mi ha colpito molto l’abilità dell’autore di “Il sangue e l’inchiostro” (ed. Curcu & Genovese) nel descrivere in modo diretto ed accattivante i personaggi e gli ambienti, dando quasi al lettore la sensazione di assistere a continue riprese cinematografiche. Ad esempio, leggendo la descrizione del lungo viaggio via mare verso le Americhe, si ha la sensazione di essere a bordo della nave assieme agli altri passeggeri: assieme cioè a un’umanità variegata di persone più che altro spinte dalla fame, magari in fuga da un amore perduto o dai creditori o dalla polizia, oppure alla ricerca di un sogno o di un’avventura (come nel caso di uno dei protagonisti principali). I temi dell’emigrazione, dello sradicamento (spesso definitivo) dal luogo di nascita - nonché quello del difficile inserimento in un nuovo, lontano e diversissimo contesto sociale, economico e culturale - sono affrontati da Roberto Corradini in modo avvincente e sono tuttora attualissimi.
Il problema delle grandi difficoltà comunicative tra gli esseri umani che allora erano separati da enormi distanze geografiche impone lo stridente confronto con la realtà di oggi (che vede il trionfo di internet, dei cellulari e dei social media).
Infatti, allora esisteva solo un modo per superare tali distanze: usare carta, penna ed inchiostro; e solo chi sapeva scrivere lettere, poteva poi sperare di mantenere il contatto con i parenti lontani, attraverso un servizio postale generalmente carente e necessariamente lento.
L’autore mette poi in particolare e approfondito rilievo le conseguenze della prima guerra mondiale per la popolazione trentina (soldati trentini spediti dall’Austria a combattere nella lontana Galizia, l’intero Trentino teatro diretto di guerra, irredentismo e interventismo, deportazione di molta gente trentina in lager dispersi nella “Heimat”, cambio di confini, di bandiera e di sovrano dopo il 3 novembre 1918). Oltre a quello della guerra, è interessante il modo in cui vengono trattati dall’autore i temi del progressivo ricorso alla fotografia anche da parte dei ceti meno abbienti, dell’avvento del fascismo, del proibizionismo, del gangsterismo, dello sviluppo dell’impresa cinematografica, del concordato tra Italia e Vaticano, della crisi finanziaria ed economica iniziata nel 1929 e dei prodromi della seconda guerra mondiale.
Tutti questi temi vengono descritti in modo originale e accattivante, attraverso le considerazioni dirette dei personaggi del romanzo, che li vivono sulle sponde opposte dell’Atlantico. Nonostante sia ormai lontano il periodo storico del romanzo e nonostante siano oggi molto diverse da allora le culture e le sensibilità (sia individuali che collettive), il lettore de “Il sangue e l’inchiostro” si sente coinvolto nelle vicende dei personaggi principali e secondari, partecipa alle loro gioie e alle loro pene, soprattutto è testimone della loro voglia di affrontare gli eventi con determinazione e dignità.
Pur non essendo le protagoniste principali, le donne ricoprono un ruolo importante in tutto il romanzo. Le figure femminili sono numerose, molto diverse tra loro e particolarmente interessanti. C’è innanzitutto la madre dei due protagonisti (energica, rigorosa, attenta custode del focolare e nel contempo dispensatrice di affetto e di esempio) e ci sono le due mogli, indefesse lavoratrici, prolifiche, capaci di amare, di perdonare e di reagire con forza alle avversità. C’è una figlia che scrive allo zio “americano” descrivendo in modo simpatico e circostanziato il modo in cui è stata fatta la prima fotografia di famiglia e poi un’altra figlia, diventata la rispettata maestra di una scuola di periferia che ha scoperto, pur giovanissima, di essere considerata in tutta la valle la figura pubblica più importante dopo il parroco e il podestà. C’è infine la figlia del fratello emigrato in America che fa amicizia con coetanee troppo disinibite e che finisce per innamorarsi del giovanotto sbagliato, cioè del figlio della tenutaria di un bordello a Coney Island.
Insomma, “Il sangue e l’inchiostro” di Roberto Corradini è un libro di piacevole lettura, parla di storie intriganti all’interno di una Storia più grande, precisamente quella che va dal 1891 al 1937.
Ida Rizzardi - Cles, 29 novembre 2016