Francesco Filippi su "Il sangue e l'inchiostro"
Recensione di Francesco Filippi in occasione della presentazione del romanzo di Roberto Corradini “IL SANGUE E L’INCHIOSTRO” a Levico TN, il 23 settembre 2016.
I protagonisti principali del romanzo epistolare “Il sangue e l’inchiostro” (editori Curcu & Genovese, € 15) sono due fratelli trentini, il cui rapporto “di sangue” si trasforma in un rapporto “d’inchiostro” dopo l’emigrazione in America di uno dei due. Ma ritengo che emergano come protagoniste del libro pure le stesse lettere che lo compongono e che ne costituiscono i 12 capitoli: infatti, ognuna delle 12 missive (“fatte scrivere” ai suoi personaggi dall’autore Roberto Corradini) porta con sé uno stretto connubio tra i molti avvenimenti privati succedutisi in 40 anni all’interno di due famiglie separate dall’Atlantico e gli eventi (spesso tragici) che hanno fatto da sfondo al loro contesto storico generale (sia europeo che americano); ogni lettera diventa così un variopinto e intrigante quadro d’insieme.
I personaggi che si avvicendano sulla carta possono raccontare eventi grandi (come la guerra a cui sono sopravvissuti) oppure eventi piccoli (come la lunga posa a cui sono stati sottoposti per la loro prima fotografia di famiglia), ma - ad ogni nuovo arrivo di posta, cioè ad ogni nuova lettera - il lettore avverte la sensazione di continuare con curiosità il suo percorso lungo i corridoi di una galleria di dipinti, scoprendo però - ad ogni nuova stazione, cioè ad ogni nuovo capitolo - un quadro con dei particolari sorprendentemente diversi, legati ai precedenti eppure unici.
Il libro a episodi “Il sangue e l’inchiostro” riporta un dialogo denso e profondo ma nel contempo scorrevole e accattivante, riporta cioè un tipo di comunicazione vivo e reale, molto diverso da quello virtuale e spesso superficiale che impera nell’era attuale.
Si usa dire con, formula abusata, che “è l’attesa del piacere, il piacere stesso”; se così è, allora in questo romanzo Roberto Corradini fa provare al lettore il piacere di attendere e di saltare tra gli anni (anzi tra i decenni) per conoscere due vite parallele e al contempo diversissime. Il lettore entra con tale facilità in queste vicende, che a volte scopre una lieve emozione nell’iniziare un nuovo capitolo, come se la lettera che lo costituisce l’avesse attesa e finalmente ricevuta lui.
Il salto di tempo tra una lettera e l’altra diventa il luogo in cui i contesti familiari (ma anche i contesti storici generali) cambiano, si costruiscono o si disfano. Cosicché i singoli capitoli diventano quasi un bollettino di vita che riassume - unitamente a innumerevoli emozioni - esiti che a volte sono felici ma che spesso sono crudeli; diventano un inesorabile avvicendarsi di storie veloci portate da lettere che viaggiano lente, di cui solo il Tempo, nel suo fluire, riesce a dare un quadro unitario.
Francesco Filippi 23 settembre 2016